UNA FEDELISSIMA AMICA DI GESÙ:
MARIANTONIA SAMÀ
di Dora Samà
Mariantonia Samà, nota come “la
Monachella di San Bruno” - da me considerata madre spirituale nacque a
Sant’Andrea Jonio (CZ) il 2 marzo 1875 da Bruno e da Marianna Vivino e fu
cresciuta dalla madre, perché il padre morì molto prima della sua nascita.
La Serva di Dio visse in
condizioni di estrema povertà in una piccola casetta, sita in un vicolo angusto
e composta da un unico vano, privo dei servizi di acqua e di luce.
Da fanciulla trascorse le
giornate in modo spensierato con le sue coetanee e aiutando la mamma nel lavoro
dei campi.
A dodici anni la sua vita fu
sconvolta da un insolito avvenimento: bevendo dell’acqua corrente in una conca
del terreno, si sentì tormentata nel corpo e nell’anima.
Ne uscì vittoriosa dalla
possessione diabolica in seguito all’esorcismo presso la Certosa di Serra San
Bruno.
D’allora Mariantonia ritornò
serena, ma solo per un paio di anni perché un giorno, non riuscendo più a
reggersi in piedi, rimase a letto definitivamente immobile, in posizione supina
con le ginocchia alzate e contratte, per circa 60 anni fino alla morte (27
maggio 1953), senza avere mai una piaga da decubito.
Iniziò per Mariantonia un lungo e
doloroso calvario vissuto nel silenzio e nel nascondimento e sopportato con la
forza dell’amore di
Dio, con lo sguardo rivolto
sempre al Crocifisso appeso alla parete di fronte al letto, che divenne un
altare di offerta e di partecipazione alla Passione di Gesù.
Guidata dallo Spirito Santo
nell’intelligenza del mistero della croce, Mariantonia considerò la sua
malattia come un dono di Dio, senza mai lamentarsi. Ciò le consentiva di
alimentare la sua fede e di trarre l’energia necessaria per affrontare quei
mali fisici che, spesso, mettevano a dura prova il suo corpo gracile e
debilitato.
Quando rimase orfana anche di
madre, si occuparono di lei le Suore Riparatrici del Sacro Cuore residenti in
paese, facendola seguire da un Sacerdote.
Questi le portava ogni mattina la
S. Comunione, mentre le Suore le facevano ascoltare il Vangelo, la vita dei
Santi e l’aiutavano a completare la sua formazione cristiana.
Dopo aver preso atto della sua preparazione
e del suo desiderio, le Suore decisero di aggregarla alla loro congregazione
mediante i voti e la consegna del velo nero, usato da Mariantonia anche di
notte.
Da quel momento fu chiamata da
tutti “la Monachella di San Bruno”.
Per la sua fama di santità
diffusa da tempo tra la popolazione, ogni persona angosciata sentiva il bisogno
di confidarsi con la “Monachella” che trovava sempre le parole adatte per
confortare, per infondere serenità, fiducia e rassegnazione alla volontà di
Dio.
Anch’io, pur sapendola priva
d’istruzione, ho seguito, fin da ragazza, i suoi saggi consigli considerandoli
dettati dallo Spirito Santo.
Purtroppo, nessun sacerdote
dell’epoca, nemmeno i suoi confessori, si preoccuparono di tenere un diario
sugli eventi straordinari o sui fenomeni strani che si manifestavano in
quell’anima eletta, la quale viveva in umiltà una profonda vita mistica.
Mariantonia affrontò la sua
vocazione al dolore con eroica pazienza, per la conversione dei peccatori, per
le necessità della Chiesa, per rendere più efficace il suo apostolato di carità
evangelica verso il prossimo e per l’unità delle famiglie, che tanto le stava a
cuore.
Vari episodi testimoniano la
prontezza con cui Mariantonia interveniva per salvare, con la sua preghiera, la
sacralità del vincolo matrimoniale delle coppie in crisi.
La sua vita esteriore è stata per
tutti come un libro aperto, mentre quella interiore - sempre avvolta nel
mistero - continua a racchiudere in sé i segni del soprannaturale, perché si
tratta di quella “vita nascosta con Cristo in Dio” di cui parla l’apostolo
Paolo nella Lettera ai Colossesi (3,3) e che sfugge ad ogni scandaglio
dell’intelligenza umana.
Dopo la morte di Mariantonia
nessuno tra gli abitanti del posto, ha pensato di fare una ricerca accurata dei
fatti e degli episodi straordinari della sua vita.
Ho cercato di tracciare un
profilo più completo della sua personalità, servendomi dei miei ricordi, delle
notizie apprese da mia zia Caterina, che la frequentava spesso e delle
testimonianze dei miei compaesani.
Sono emersi episodi straordinari,
interventi ritenuti miracolosi dagli stessi medici e tanti carismi, concessi a
Mariantonia dallo Spirito Santo.
Oltre al dono della profezia e
dell’immunità dalle piaghe, Mariantonia possedeva quello delle guarigioni,
dell’estasi, dell’introspezione, del profumo, della bilocazione e, soprattutto,
dell’assimilazione di se stessa con il Signore Gesù sofferente e crocifisso,
tanto da potersi applicare pienamente a lei le parole di San Paolo: “Non sono
più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. (Gal.2,20)
Le ginocchia alzate e contratte
di Mariantonia si opposero, anche dopo la morte, ad ogni tentativo di
abbassarle, come per impedire di modificare una situazione permessa da Dio,
perché restasse un segno indelebile del suo lungo martirio.
Cessò di vivere alle ore 10.00
del 27 maggio 1953, dopo una settimana di grande sofferenza. Le sue sacre
spoglie, traslate dal cimitero il 3 agosto 2003, riposano, assieme alla sua
inseparabile corona del Santo Rosario, nella Parrocchia “SS. Pietro e Paolo” di
Sant’Andrea Jonio.
Nel mese di novembre 2006,
l’Ecc.mo Mons. Antonio Ciliberti, Arcivescovo di Catanzaro Squillace (CZ), ha
nominato come postulatore don Vincenzo Manzione, della Diocesi Teggiano -
Policastro (SA) e il 9 febbraio 2007 ha costituito il Tribunale per la
deposizione di testimonianze di quanti la conobbero.
Nel pomeriggio del 5 agosto 2007,
nel corso di una concelebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale,
l’Arcivescovo ha annunciato ufficialmente l’apertura del processo di canonizzazione
della Serva di Dio Mariantonia Samà.
Invece, il 1° novembre 2008 Sua
Eminenza il Cardinale Angelo Bagnasco, costituiva il Tribunale ecclesiastico,
per istruire un processo sul presunto miracolo avvenuto nella Sua Diocesi per
intercessione della Serva di Dio.
L’inchiesta diocesana si è
conclusa il 2 marzo 2009 e la documentazione è stata depositata il 12 ottobre
successivo a Roma, presso la Congregazione per le Cause dei Santi, dove si
trova anche quella relativa al miracolo, inviata dopo la chiusura del
Tribunale, avvenuta il 23 dello stesso mese.
Castelfranco Veneto, 23 ottobre
2010
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