CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
CATACENSIS – SQUILLACENSIS
BEATIFICATIONIS et
CANONIZATIONIS
Servae Dei
MARIAE ANTONIAE SAMÁ
Christifidelis laicae
(1875-1953)
DECRETO SULLE VIRTÙ
«Ti
benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste
queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25).
La Serva di Dio Mariantonia Samá,
gravemente inferma e costretta a letto per oltre sessant’anni, visse con grande
soavità e serenità la condizione di quei piccoli e semplici, ai quali è
rivelato il Mistero dell’Amore-Crocifisso di Dio. Patendo con Cristo, sostenuta dalla grazia di
Dio, impresse un chiaro orientamento di fede e di speranza alla propria
esistenza sofferente, trasformando la sua umile casetta in un centro di solidarietà,
di preghiera e di carità, un luogo di autentica evangelizzazione.
La
Serva di Dio nacque a Sant’Andrea Jonio (Catanzaro) il 2 marzo 1875 da Bruno e
da Marianna Vivino e venne battezzata il giorno seguente. Probabilmente nel 1882
fu ammessa alla prima Comunione e ricevette
la Cresima. La fanciulla, sana fisicamente e psicologicamente, giocava e
correva con gli altri coetanei e, docile e ubbidiente alla madre - rimasta
vedova pochi giorni dopo averla concepita - lavorava con lei per il proprio
sostentamento.
Nel 1886, ritornando dalla campagna, dopo
aver bevuto da un acquitrino probabilmente infetto, accusò dolori e disturbi
che, non essendo stati diagnosticati, fecero pensare a un’ossessione, anche
perché ella appariva inquieta e ribelle. Questo stato durò circa sei anni.
Una nobildonna, andando
generosamente incontro alla povertà della fanciulla e della madre, cercò una via di
liberazione e nel giugno del 1894 fece condurre a spalla la ragazza presso la Certosa
di Serra San Bruno per un esorcismo. Qui
il parroco iniziò le preghiere di liberazione, continuate poi per oltre cinque
ore dal Priore della Certosa con tutta la comunità, davanti al busto-reliquiario
di San Bruno. Mariantonia si sentì finalmente guarita e abbracciò il busto del
Santo come se fosse lì presente fisicamente.
Per circa due anni
la sua salute fu buona, ma nel 1896 la Serva di Dio fu di nuovo costretta a
letto, in posizione supina, con le ginocchia alzate. Iniziò così il suo calvario di ammalata allettata, che la
affliggerà fino alla morte. Fu assistita prima dalla madre, poi da altre
persone, oltreché, spiritualmente, dal parroco, dai Padri Redentoristi e dalle Suore
Riparatrici del Sacro Cuore, che le assicurarono, dopo la morte della mamma, la
costante presenza di una donna del tutto dedita a lei.
Verso il 1915 la
Serva di Dio pronunciò privatamente i voti religiosi nelle mani della Superiora
delle Suore Riparatrici, con la benedizione del parroco. Da quel momento portò
sempre sul capo, fino alla morte, un velo nero e per questo fu da tutti chiamata
la Monachella di San Bruno. Divenne sempre più testimonianza spirituale
e di consiglio prudente per gli abitanti del paese: stimolo di offerta e di
preghiera, di conversione e di solidarietà. In questa sofferenza, fisica e
spirituale, il Padre celeste, con la sua maniera di insegnare e grazie ai doni
dello Spirito Santo, la condusse alla piena conformazione con Gesù Crocifisso.
Iniziò a
diffondersi la fama della sua santità tra la gente, toccata dal modo esemplare
con cui Mariantonia si conformava alla volontà di Dio, dalla sua preghiera
costante, dalla sua disponibilità all’immolazione, dalla sua serenità e dal suo
sorriso, nonché dalla sua capacità di accoglienza, di consolazione e di
consiglio per chiunque venisse da lei.
Gli abitanti di Sant’Andrea, dopo la morte della madre
avvenuta il 24 febbraio 1920, le portavano i viveri necessari, che ella condivideva
con i bisognosi. Portò così la sua croce con fede, speranza e serenità,
condividendo con gli altri tutto quanto aveva. Con semplicità ed efficacia
divenne per tutti un modello di vita cristiana, con la diffusione del
messaggio evangelico, della preghiera soprattutto mariana, la pratica della
comunione quotidiana, l’annuncio della necessità di essere uniti a Cristo, come
il tralcio alla vite, per portare frutto. Crocifissa col Crocifisso e aperta
alle richieste e bisogni del prossimo, contribuì a edificare la Chiesa e la
società umana, segnata da due guerre mondiali, con la sua testimonianza orante
e silenziosa, la sua costante immolazione, la sua fiducia nella Provvidenza ed
il suo abbandono a Dio.
Morì il 27 maggio 1953, guardando il
Crocifisso appeso alla parete di fronte al letto, pronunciando il santo nome di
Gesù e di Maria.
Perdurando la fama
di santità, il 5 agosto 2007 fu avviata l’Inchiesta diocesana nella Curia Vescovile di Catanzaro, che
si concluse il 2 marzo 2009. Alla richiesta di questa Congregazione delle Cause
dei Santi di produrre un’ulteriore documentazione sulla fama di santità, dal 20
ottobre 2011 al 31 gennaio 2012 ha avuto luogo un’Inchiesta diocesana
suppletiva. Con decreto del 9 giugno 2012, la Congregazione ha riconosciuto la
loro validità. Preparata la Positio, si è discusso, secondo la consueta procedura, se la
Serva di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Il 21 giugno 2016 ha avuto
luogo, con esito positivo, il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I
Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 5 dicembre 2017,
presieduta da me Card. Angelo Amato, hanno riconosciuto che la Serva di
Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse.
Fatta una accurata relazione
di tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco dal sottoscritto Cardinale
Prefetto, Sua Santità, accogliendo i voti della Congregazione per le Cause dei
Santi, ratificandoli, oggi ha dichiarato: esistono le prove (dell’esercizio)
delle virtù teologali della Fede, della Speranza e della Carità, sia verso Dio
e sia vero il prossimo, così come delle virtù cardinali della prudenza, della
giustizia, della temperanza e della fortezza, e delle virtù ad esse annesse, in
grado eroico della Serva di Dio Mariaantonia Samà, Il Sommo Pontefice ha
ordinato che questo Decreto sia reso di pubblico diritto e sia riportato negli
Atti della Congregazione per le cause dei Santi, in
casu et ad effectum de quo agitur.
Roma, 18 dicembre 2017.
Angelo Card. Amato, S.D.B.
Prefetto
X Marcello Bartolucci
Arcivescovo tit. di Bevagna
Segretario
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