di Mons. Antonio Cantisani - Arcivescovo emerito
II Signore ha arricchito il mio episcopato di tanti doni:
tra i più preziosi c'è senz'altro la testimonianza evangelica di presbiteri,
religiosi e laici che Egli ha suscitato in questa Chiesa di
Catanzaro-Squillace. Risplende di particolare luce la figura di Mariantonia Samà,
detta "La monachella di S. Bruno".
Sono stato nominato arcivescovo di Catanzaro-Squillace il
31 luglio 1980. Appena ho dato inizio al mio servizio pastorale nel settembre
di quell'anno, ho sentito parlare del "caso straordinario" di
Mariantonia Samà. Ma è stato nell'ottobre, quando non era passato un mese dal mio
ingresso in diocesi, che, recandomi a S. Andrea Ionio, il paese ove la
Monachella era vissuta tutta la vita, ho potuto – come suol dirsi –
"toccare con mano" che la sua memoria era quanto mai viva presso
tutto il popolo. Davvero tutti – presbiteri, religiosi, religiose e laici –
facevano a gara a parlarmi della santità di Mariantonia. Dicevano proprio così:
"A S. Andrea abbiamo una santa!".
Certo, tutti erano convinti di un particolare intervento
del Signore nella vita di Mariantonia, quando, ancora giovanissima, a Serra S.
Bruno era stata liberata dalla possessione dello spirito diabolico. Ma
dimostravano di considerare più "miracoloso" il fatto che, paralizzata quasi
per una vendetta del demonio, per circa sessant'anni è rimasta a letto,
sempre nella stessa posizione e senza fare mai una piaga. Sollecitato dalla
gente, ho sentito anch'io il bisogno di visitare il tugurio dove la monachella
ha abitato per tanti anni e ne sono rimasto profondamente impressionato.
Ma, per la gente, la santità di
Mariantonia consisteva soprattutto nel fatto che, pur in quelle condizioni, ha
riversato un'immensità di bene su quanti si recavano a farle visita: infondeva
coraggio nelle difficoltà, esortava ad avere fiducia nell'ora della prova, dava
saggi consigli anche nella scelta del proprio stato di vita, indicava
nell'uniformità alla volontà di Dio il segreto della pace interiore.
Era, comunque – sempre a giudizio di quanti mi hanno avvicinato
durante le mie visite a S. Andrea – la testimonianza di Mariantonia che colpiva
e, secondo alcuni, affascinava: totalmente abbandonata nelle mani di Dio, con
lo sguardo costantemente sul Crocifisso, innamorata del Cuore di Gesù e
filialmente devota alla Madonna.
Tanti, specialmente i sacerdoti, la vedevano spesso e a
lungo immersa nella contemplazione e non erano lontani dal vero se parlavano
del dono dell'estasi di cui il Signore aveva arricchito quella creatura, che,
tra l'altro, si cibava ogni giorno del pane eucaristico.
Man mano che son passati gli anni e son ritornato per il mio
servizio pastorale a S. Andrea, mi sono reso conto che il popolo crede con la
convinzione di sempre nella santità di Mariantonia. Continuano a rivolgersi a
lei per ottenere protezione e grazie di ogni genere. Tanti parlano di grazie
effettivamente ricevute. E si tratta non di rado di andreolesi emigrati sparsi
in tante parti del mondo. E', comunque, significativo che molti, pensando a Mariantonia viva nel
Signore, parlano di "amore crocifisso": e difatti la monachella di S.
Bruno offriva le sue sofferenze in semplicità e letizia di spirito, unendole a
quelle del Signore, per la salvezza del mondo e, in particolare, per la
santificazione dei sacerdoti. In verità, la monachella, pur vivendo nella
solitudine della sua "cella", ha sempre pensato agli altri. Viveva
della carità dei buoni, ma tratteneva per sé solo quanto era strettamente
necessario per la giornata: il resto doveva andare ai più bisognosi.
Avevano ragione gli andreolesi a ricordarmi che, quando
furono celebrate le esequie, il parroco aveva giustamente disposto con il plauso
del popolo che la salma di Mariantonia attraversasse tutte le vie del paese
prima che fosse portata al cimitero.
Nel 1995, a conclusione del primo Sinodo diocesano, che
aveva esaltato la santità feriale, ho voluto pubblicare un opuscolo, Santi
fra noi, per far conoscere figure di fedeli della diocesi che nel sec. XX
si sono distinti per aver vissuto "La misura alta della vita cristiana
ordinaria". L'opuscolo comprendeva ovviamente il profilo biografico di Mariantonia
Samà.
Sono stato, poi, davvero felice quando, in vista della
celebrazione del 50° anniversario del transito della Monachella di S. Bruno,
soprattutto allo scopo di raccogliere le testimonianze, è stato pubblicato il
volumetto Mariantonia Samà – la monachella di S. Bruno (1875-1953): 60 anni
di Amore Crocifisso, preparato da don Gerardo Mongiardo, il quale dava
anche opportuni consigli per l'introduzione della causa di beatificazione.
Si comprende, perciò,
facilmente con quanta convinzione e, perche no, con quanta gioia io abbia
autorizzato il 2 ottobre 2002 la traslazione della salma di Mariantonia Samà
dal cimitero di S. Andrea alla chiesa parrocchiale "Santi Pietro e
Paolo".
Intanto, il 5 aprile 2003 ho lasciato per limiti di età il
governo pastorale della diocesi di Catanzaro-Squillace. Ma il mio successore, Mons. Antonio
Ciliberti, pienamente d'accordo sull'iniziativa, il 3 agosto 2003 era fuori sede. E' toccato, pertanto, proprio a me presiedere la celebrazione per la tumulazione della salma di
Mariantonia Samà nella sua chiesa parrocchiale.
Così, a significativa conclusione del mio servizio
pastorale, con l'esempio luminoso di Mariantonia Samà, il Signore mi dava l'opportunità di
ricordare a quanti erano stati affidati
alle mie cure, ciò che
era stata una costante del mio magistero in trentadue anni di episcopato: la
vocazione universale alla santità.
In fede. + Antonio Cantisani
Arciv. Em.
Catanzaro, 2 aprile 2011,
nella memoria di S. Francesco da Paola
Piccola Biografia di Mariantonia Samà
Nata a S. Andrea Jonio (Cz) il 2 marzo 1875, all'età di 12 anni fu posseduta da uno spirito maligno, che la tormentò nell'anima e nel corpo.
Dopo atroci sofferenze, portata alla Certosa di Serra S.
Bruno, a seguito di lunghi e ripetuti esorcismi fu liberata dallo spirito
immondo.
Alcuni anni dopo, colpita da una grave forma di artritismo, e costretta a mettersi a letto in posizione supina, con le gambe contratte, rimase così immobile per oltre 60 anni, sino alla morte.
Ritrovatasi sola nella casetta paterna, visse della carità
e dell'assistenza delle persone a lei devote, esercitando le virtù cristiane e
dimostrando di essere in speciale comunicazione con Dio.
La santità di Mariantonia Samà consiste nella sua eroica
conformità al volere divino. Gli spasimi che la martoriavano l'avvicinarono
sempre più
a Dio, e da Lui attinse la forza necessaria
cibandosi ogni giorno della santa Eucaristia.
II suo letto di dolore divenne una cattedra di preghiera e
di conforto a quanti andavano a manifestare le loro
pene e sventure, e molti furono i segni di doni straordinari
nella sua vita.
II suo nome è oggi conosciuto, benedetto ed invocato dappertutto, e parecchi attestano di aver ricevuto grazie particolari
per sua intercessione.
Visse per amore; per amore soffrì, e a tutti dal cielo addita la via dell'amore.
La diocesi di Catanzaro-Squillace ha avviato la causa
della sua beatificazione il 2007.
Voglia il Signore, per mezzo della Chiesa, concederle il supremo culto degli eroi della virtù.
Nessun commento:
Posta un commento