di Don Vincenzo Manzione
L'Arcivescovo di
Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Ciliberti,
durante la visita pastorale a S. Andrea Ionio (Cz), ha ufficialmente
aperto l'inchiesta diocesana per la canonizzazione di Mariantonia Samà, detta
comunemente la "monachella di S. Bruno".
Il 6 gennaio 2007,
l'Arcivescovo aveva nominato postulatore della causa, don Vincenzo Manzione del
Clero della Diocesi di Teggiano-Policastro. Il 9 febbraio, Mons. Ciliberti
aveva provveduto alla costituzione del Tribunale, nominando il canonico Edoardo
Varano, Giudice delegato; don Vincenzo Zoccali, promotore di Giustizia; Rita
Domimijanni, notaio titolare e Daniela Martin, notaio sostituto. Della
Commissione storica fanno parte: don Leonardo Calabretta e don Gregorio
Montillo.
Mariantonia Samà, detta
anche la monachella di San Bruno, nacque a S.
Andrea Ionio, provincia di Catanzaro, il
2 marzo 1875, da una famiglia molto povera.
Il
padre, Bruno, morì prima che lei nascesse. Fu, quindi, la
madre, Marianna Vivino, a doversi interessare della crescita e del
mantenimento della piccola Mariantonia.
All'età di 13-15 anni
circa, la ragazza fu colpita da una grave forma di artrite deformante ed
osteoporosi che la inchiodò per tutta la vita
a letto, immobile, in posizione supina, con le ginocchia alzate e
contratte per oltre 60 anni.
Abitava con la madre in
un'umile, angusta e buia casetta, rassomigliante piuttosto ad un tugurio, in un
vicolo strettissimo del paese, dove il
sole non faceva mai capolino.
Il buio, il freddo, l'estrema povertà dell'ambiente,
insieme alle precarie condizioni economiche
della famiglia, resero più atroce la sofferenza fisica di
Mariantonia e quella morale della madre; ma entrambi ebbero la forza e il coraggio della fede e della speranza
nell'aiuto della divina Provvidenza.
Mariantonia abbracciò
con grande serenità dell'anima, direi con vera gioia del cuore, la sua penosa
malattia, confortata soltanto dal suo
ardente amore al Crocifisso che vedeva, contemplava ed adorava appeso
alla parete di fronte al suo misero giaciglio.
Col lento trascorrere
delle ore, dei giorni e degli anni, realizzò
una piena assimilazione a Lui, divenendo cosi copia perfetta di Gesù
Crocifisso.
Su quel letto di
dolore, sul quale fu inchiodata come su di una croce per tutta la vita,
diventato altare, calvario e cattedra, Mariantonia poté essere sacerdotessa,
vittima e maestra di vita e di virtù eroicamente vissute e, perciò, esempio e
sprone per tutti alla santità. Fu cosi perfetta la sua conformazione al
Crocefisso Signore da poter dire di sé con
l'Apostolo Paolo: "Questa vita che vivo nella carne io la vivo
nella fede del Figlio di Dio... Sono stata
crocifissa con Cristo, non sono più io
che vivo, ma è Cristo, che vive in me" (Gal. 2, 20 ss.).
La sua vita nascosta in
Cristo crocifisso si nutrì costantemente dell'Eucaristia, che riceveva
quotidianamente e che, durante le lunghe ore di ringraziamento, adorava in
unione mistica di amore sponsale.
Mariantonia, pur
essendo sprovvista di cultura umana, custodiva accuratamente nella sua anima
illibata i doni infusi dallo Spirito Santo: Intelletto, Scienza e Sapienza, che
le resero facile e agevole il volo
verso le più alte manifestazioni dello
Spirito, divenendo vera "luce sul monte" per illuminare, elevare ed
orientare alla santificazione i numerosissimi fedeli che andavano a farle visita
per ascoltarla, ammirarla, chiederle consigli ed aiuti spirituali.
Era tanto vera e
sincera la fede di quella gente e cosi spontanea
la loro venerazione per la Serva di Dio che, ancora oggi, dopo 54 anni dalla morte, possiamo vantare il possesso di una vasta documentazione di testimonianze, di segni
straordinari, di illuminazioni e di grazie ricevute, che un'apposita commissione
storica, già nominata, dovrà accuratamente esaminare.
La signora Dora Samà,
che da ragazza ebbe frequenti contatti con la Serva di Dio, nel suo recente
libro biografico: "Una vita nascosta in
Cristo", scrive: "Non è mai uscito dalla sua bocca un solo
lamento; forse erano momenti di dolore quelli in cui esclamava: "Dio mio e
mio Tutto".
Quando le persone che andavano a farle visita, in sua presenza, aggiungevano qualche critica durante la conversazione, in quei momenti, fissando il Crocifisso, con voce addolorata ripeteva: "Quanto soffre quel buon Gesù"!
Quando le persone che andavano a farle visita, in sua presenza, aggiungevano qualche critica durante la conversazione, in quei momenti, fissando il Crocifisso, con voce addolorata ripeteva: "Quanto soffre quel buon Gesù"!
Mariantonia
Samà morì, come Gesù sulla croce, in odore di santità, il 27 maggio 1953.
I
funerali furono una corale partecipazione di popolo osannante alla sua santità e al suo martirio incruento
per amore.
Sulla sua tomba fu
posta l'epigrafe che è un vero testamento spirituale di una vita crocifissa
per amore: "Visse per amore, soffrì per amore ed ora dal Cielo a tutti
addita la via dell'Amore". Ancora oggi,
a distanza di più di mezzo secolo,
il
profumo della sua santità e delle sue virtù eroiche continua a diffondersi
dentro e fuori del suo paese.
I
pellegrini continuano ad accorrere a frotte da tutte le parti
a S. Andrea Ionio per visitare e pregare sulla sua tomba, ora trasferita nella
Chiesa parrocchiale Santi Pietro e Paolo, per poi recarsi nella vicina casetta
a deporre un fiore sul povero letto dove si consumò il suo calvario di dolorosa crocifissione e per
impetrare dalla sua intercessione aiuti e favori celesti, per sfogare le
proprie pene interiori e chiedere sollievo e conforto per le sofferenze del
corpo.
E' veramente commovente
ed edificante poter leggere quelle testimonianze di fede, di speranza e di
amore che i visitatori scrivono nei registri appositamente collocati in un
angolino di quel povero tugurio.
Oltre
ad invocare grazie personali, tutti manifestano ferma
volontà di conversione e di imitazione della vita e delle virtù della Serva di Dio. In special modo,
della sua fede operosa e viva; della sua speranza invincibile; della sua carità
senza misura; della sua povertà, umiltà, e purezza di cuore; della sua serenità,
pazienza e gioia nel portare la propria croce; della sua generosa disponibilità
verso gli altri; della sua illimitata fiducia nella divina Provvidenza; del
suo totale abbandono alla Volontà di Dio.
Di tali sublimi esempi
abbiamo tutti bisogno, specialmente i giovani, per colmare quel vuoto
interiore che una cultura negatrice dei valori soprannaturali, sta diffondendo
nella nostra società.
Per
il suo stile di vita condotto nella
sofferenza, che ne fece una
martire di forzata immobilità, la Serva di Dio Mariantonia Samà resta un
perenne e luminoso esempio di accettazione incondizionata
del dolore ed un sicuro, sublime richiamo per noi a purificarci ed
elevarci per mezzo di esso.
Roma,
27 aprile 2007
"Ha
preso la croce, ha imitato Cristo, suo sposo, ora vive con Lui, splendente come il sole nell'assemblea dei Santi" (dalla liturgia).
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