a cura del Comitato presente sul sito www.mariantoniasama.it
Mariantonia, orfana di padre morto prima della sua nascita, trascorre la fanciullezza e la
prima giovinezza soccorrendo la madre Marianna nei quotidiani impegni tipici del ceto contadino.
All’età di
quindici anni circa, rientrando a casa a conclusione di una faticosa
giornata di lavoro, dopo aver bevuto in una “gurna”(pozza), in
prossimità del fiume Salubro, viene invasa da uno spirito
immondo che ne strazia il corpo el’anima per cinque lunghi anni
trasformando la fanciulla in una energùmena.
Poiché a nulla
valgono le preghiere dei Sacerdoti di S.Andrea e dei Frati Minori del
vicino Convento di Badolato la baronessa Enrichetta Scoppa,
che segue con amore cristiano le vicende del popolo andreolese, nel mese
di giugno dell’anno 1894 organizza il trasferimento di Mariantonia
presso la Certosa di Serra dove si pratica l’esorcismo.
Quattro suoi dipendenti, dopo otto ore di viaggio attraverso un viottolo
di montagna, depositano davanti al portone della Certosa la cassa in
cui viaggia l’ossessa, amorevolmente accompagnata anche
dalla madre. Allo scadere di cinque ore ininterrotte di preghiere
l’inferma si alza, è finalmente libera dallo spirito immondo e, grata, abbraccia la statua del Santo Patrono;
diviene così per tutti la “malatina di San Bruno”.
Trascorrono
serenamente due anni, poi una terribile malattia la costringe
definitivamente a letto in posizione supina con le gambe rattrappite e
le consente solo l’uso parziale della mano destra. E’ una giovinetta di 22 anni.
Nell’imperscrutabile
disegno divino, alcune donne collaborano con la madre nell’assistenza
all’inferma, poi alla sua morte, avvenuta nel 1909, ne
assumono completamente il carico. La Baronessa Scoppa, il Marchese
Lucifero e tutte le altre famiglie provvedono al suo sostentamento in
modo così liberale che, con i prodotti superflui, è possibile
beneficare molte altre persone bisognose. I Sacerdoti del luogo e i
Padri Redentoristi si avvicendano nel portare la comunione quotidiana e
nell’assistenza spirituale; le Suore Riparatrici del Sacro
Cuore ne curano il corpo, che rimane indenne da piaghe nonostante la
decennale degenza, e, soprattutto, lo spirito occupandosi di quella
formazione religiosa che le consente di ricevere con
voti privati il velo nero della Congregazione;da quel momento la “malatina di San Bruno” viene ricordata come “monachella di San Bruno”.
Mariantonia
accetta la volontà di Dio ed offre al bel Gesù le sofferenze che di
giorno in giorno si fanno più terribili e nella settimana
santa sono intollerabili; nasce, così, il fulgido esempio
di devozione filiale al Cristo Crocifisso che ella, in estasi, contempla
dal suo letto di dolore. Il martirio la porta
nella maturità a penetrare e comprendere la volontà del Padre e la
ricolma di doni celestiali che trasfonde, riconoscente, su tutti coloro
che fiduciosi le si rivolgono: il dono delle guarigioni,
della profezia, dell’estasi, dell’introspezione, del profumo, della
bilocazione e dell’apparizione.
La fama di santità
della “monachella” si diffonde rapidamente ed il tugurio in un vico
(oggi via Mariantonia Samà) di Via Cassiodoro, di fronte
alla Chiesa Matrice, in cui ella vive diviene meta di un ininterrotto
pellegrinaggio, particolarmente in periodi difficili per la vita
personale o anche comunitaria quali la seconda guerra mondiale o
il terremoto del 1947; per tutti una parola di speranza (“stai tranquilla” o “devi avere fiducia” ) se la richiesta è destinata ad essere
esaudita; oppure di conforto (“ dovete pregare e fare la volontà di Dio”) se il volere del Padre non è conforme ai desideri individuali; o ancora di tenera sollecitudine per
tutti i compaesani ( “non temete il nostro protettore S.Andrea proteggerà il paese dalle bombe”).
Nel primo mattino del 27 maggio 1953,
a seguito di un malessere più accentuato, Mariantonia emette l’ultimo
respiro. Le sue
carni dopo circa sessanta anni di degenza sono fresche vellutate e
profumano di fiori. Le esequie si svolgono nel pomeriggio alla presenza
di tutti gli andreolesi e di molti abitanti dei paesi
vicini; la bara scoperta attraversa le vie del paese e dopo la cerimonia
religiosa viene accompagnata al Cimitero nella Cappella delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore
dove la mattina del 29 maggio viene tumulata.
Il 3 agosto 2003 i resti mortali di Mariantonia vengono traslati nella Chiesa Matrice di S.Andrea Jonio durante
una solenne cerimonia religiosa ed acclamata santa dall’incontenibile folla accorsa.
Notizie più dettagliate ed approfondite sulla vita
della mistica Serva di Dio Mariantonia Samà sono riportate:
v nel volume di Orazio Vitale “S.Andrea Sul Jonio attraverso i secoli” pubblicato nel 1954;
v nel testo “ Indagine storica su S.Andrea Jonio” di Don Tito Voci stampato nel
1978:
v nella biografia di Don Gerardo Mongiardo - Mariantonia Samà “La monachella di San Bruno”
- pubblicata nel maggio 2003 in occasione del cinquantesimo anniversario della morte;
v nella biografia di Dora Samà “Una vita nascosta in Cristo- La Monachella di San Bruno” del
2006;
v nel volume di Dora Samà - Testimonianze sulla “Monachella di San Bruno” – stampato nel luglio
2012
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